domenica 3 giugno 2012

Chiostro di San Francesco

Arrivo a Sorrento per incontrare A., una poetessa che sento vicina, con cui sto collaborando in un gruppo su Facebook. È il nostro primo incontro dal vivo, dopo contatti virtuali: dalla foto "faccia-libro" al suo volto, intenso e velato da un ombra di tristezza. Le stringo la mano. Prendiamo un caffè. Sono stanco e mi accompagna in albergo.

Mi viene a prendere sull'imbrunire e mi fa da Cicerone per le vie di Sorrento. Arriviamo a un belvedere sul mare appena in tempo per vedere il sole, davanti a noi, inabissarsi nelle onde.

Mi porta nel chiostro di San Francesco: rimango stordito dalla sua bellezza, fatta di antichità e di natura rigogliosa. Mi viene da piangere. Per darmi un tono faccio una fotografia, alla luce fioca del tramonto e alla luce elettrica di alcuni lampioni appena accesi.




 Ceniamo in una pizzeria sulla piazza centrale: un po' turistica e facciamo fatica a trovare un tavolo abbastanza appartato per parlare senza essere disturbati dal vociare altrui.

Finalmente abbiamo tempo per parlare. Di cosa? Di un geniale professore di informatica, che conosciamo e stimiamo entrambi, grazie al quale ci siamo trovati a condividere il gusto della poesia su Facebook. Della possibilità di scrivere via Internet poesie dialogiche, a quattro mani. Più in generale del senso della poesia, una scrittura a rilascio lento, in un luogo come Facebook, con i suoi tempi sincopati e la sua fruizione istantanea. Alla fine ci scambiamo le nostre poesie: lei mi regala un suo libro, io la raccolta in fogli A4 delle mie poesie, non pubblicate. È un momento di commozione per entrambi.

A. è una professoressa di lettere in pensione da appena un anno ed è stata un'insegnante in gamba, coraggiosa. Ha scelto volutamente di insegnare lettere negli istituti professionali, che tra gli istituti superiori sono considerati i più "sfigati", perché secondo lei è solo insegnando ai ragazzi che meno sanno, che più hanno problemi che si può dimostrare realmente la propria capacita di insegnare. La sua scelta è stata una sfida, ma anche impegno sociale, progetto politico, ispirato dalle idee di Don Milani, dalla sua sperimentazione nella scuola di Barbiana. Le luccicano gli occhi quando mi racconta come fosse possibile trasmettere il gusto della poesia ai suoi ragazzi, nonostante gli istituti professionali diano priorità ad altro, a materie utili per trovare subito lavoro. O forse proprio per questo, aggiunge: "Sai, quelli degli istituti professionali sono ragazzi genuini, vicini alla realtà, alla concretezza, liberi da sovrastrutture culturali. Ho potuto trovare tra loro petite preziose, vere perle di sensibilità poetica".

A. ha un carattere riservato, dosa le parole. Mi trasmette una passione contenuta, temperata da un estremo rigore. Mi è sembrato di cogliere in lei  un senso di solitudine, una sofferenza inespressa di cui non ho la chiave. In effetti siamo quasi degli estranei, ci conosciamo appena.

Davanti all'hotel, appena dopo aver preso in mano il mio fascicolo di poesie, mi congeda in modo sbrigativo, dicendomi che contrariamente a quanto mi aveva anticipato, l'indomani i suoi impegni le impediscono di rivedermi. Rimango dispiaciuto, perché speravo di continuare a parlare a lungo con lei.

Fin da piccolo, da quando tornavo dal sole ligure nello smog di Milano, sono abituato ad associare la tristezza al vivere a Milano e vedo le località marine come una promessa di gioia. Si può essere tristi a Sorrento?

La mattina dopo mi sveglio avvolto da un'ondata di tristezza, in cui il ricordo recente della poetessa e del suo brusco congedo la sera prima si mescolano ai ricordi lontani della solitudine che ho sofferto nel liceo classico milanese in cui ho passato la mia adolescenza, della solitudine affettiva del mio professore di italiano di allora, che ho colto in una sua bella lettera destinata a una mia cara compagna di classe: una lettera che mi è capitato di leggere recentemente.  Una tristezza alimentata dalla distanza spaziale che mi separa dalla mia compagna, Chameli, e dal mio desiderio di averla qui con me.

Così torno al chiostro di San Francesco, cercandovi conforto. Ora è soleggiato. Ho il tempo di osservarlo meglio, in tutta la sua bellezza. Un luogo di preghiera, arte e natura.

Le colonne antiche con i capitelli decorati, le felci, le foglie tondeggianti ed ampie di una pianta che non conosco, le rose, una buganvillea al piano superiore e nel mezzo del cortile un salice piangente.

È un luogo dell'anima. Lo è, certamente, per la mia anima. Qui mi rilasso e trovo finalmente un po' di pace e di gioia.


Immerso in profumi
di limoni antichi
da secoli mi aspettavi
chiostro di fratello sole
dove la preghiera
fiorisce nelle rose.

Il salice ricurvo

ora non mi piange più.


2 commenti:

  1. "E mi sussurra
    perchè piangi tu?
    No,non son lacrime le mie

    ma rugiada del mattino
    che nel primo sole brilla
    e fa più vero questo giorno"

    A, per le vie della mia bella Sorrento

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  2. "Dal cielo la rugiada
    benedice i miei piedi
    di pellegrino d'amore".
    Mi sembra di scorgere A., per le strade della bella Sorrento, sorridermi dalle parole del salice.

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