domenica 25 marzo 2012

Voglio diventare un gelsomino

Nel 1984 incontrai un maestro indiano, Osho Rajneesh, che mi ha cambiato la vita. Lui mi diede il nuovo nome “Chameli”, che significa gelsomino. Faccio questa premessa con il cuore pieno di affetto e gratitudine verso questo maestro, che intuì, dandomi il nome di un fiore, quello che io ho impiegato una intera vita a comprendere.

Ho intrapreso il lavoro di psicoterapeuta, che amo profondamente, e dopo 20 anni di professione ho compreso con commozione la relazione tra il questo nuovo nome e il mio lavoro.

La psicoterapia, letteralmente, significa “terapia dell’anima” ed io così la intendo. Che sia psicanalisi freudiana o analisi del profondo, qualsiasi sia la scuola di riferimento, non importa più di tanto a chi ne beneficia. Generalmente va da uno psicoterapeuta chi si trova in difficoltà rispetto ad alcune situazioni di vita e sente che da solo non gli è possibile risolvere i suoi problemi, non tanto perché è in difetto, come purtroppo spesso i pazienti credono, ma perché è nella relazione con l’altro che noi possiamo trovare nuove risorse e liberare nuove energie per vivere meglio. Spesso il problema fondamentale è proprio quello di non essere stati educati ad una relazione umana, cioè una relazione che tenga in considerazione sia noi stessi, sia l’ambiente in cui viviamo.

La spiritualità è un’esperienza che modifica la nostra vita e che integra nella nostra quotidianità il mistero della vita. Anche se molti parlano di vita oltre la vita e fanno delle ipotesi interessanti e verosimili, una certezza a riguardo non c’è e non credo che ci sarà mai, forse non per caso: pertanto ritengo opportuno parlare di mistero. Credo che se vogliamo sviluppare una fede nella Vita, dobbiamo esperirla fino in fondo, preservando il mistero ed integrandolo un a un pezzo alla volta, man mano che viviamo. La saggezza, l’equilibrio e tutte le qualità di cui abbiamo bisogno per vivere bene sono il risultato di questo percorso.

Jung in “Psicologia e religione” distingue la “religiosità”, esperienza diretta del sacro che trasforma la vita, dalla “religione”, intesa invece come surrogato della stessa religiosità, quando manca questa esperienza diretta.

Il significato che io do a “spiritualità” è identico a quello di “religiosità”, che in Jung è una funzione dell’inconscio. Quello che dice Jung è importante, perché implica che se si fa un lavoro in psicoterapia sufficientemente profondo, in un certo momento ci si incontra o scontra con questa funzione.

A questo punto psicoterapia e spiritualità si possono incontrare e diventare una: ciò avviene quando la psicoterapia porta le persone ad evolvere, acquistando un valore etico e rendendo le persone migliori di quello che erano prima di iniziare questo percorso. Secondo me questo è possibile solo se lo stesso terapeuta ha già fatto questo passaggio. Ritengo che nel lavoro di psicoterapia si può trasmettere solo quello che si è, ma quello che siamo è un processo in divenire.

L’essenza di un fiore è il suo profumo. Un terapeuta è un fiore che emana un profumo, ognuno il suo, che è il risultato della sua vita. Il mio profumo è di gelsomino

Noi siamo, e qui cito il mio supervisore Alberto Torre, cellule staminali del divino, cioè siamo Dio: non è un’affermazione di grandiosità, ma al contrario un’affermazione che riconosce la bellezza e la perfezione della vita anche in una piccola cellula.

Se sono Dio basta che preghi e mi affidi al divino dentro di me, qualunque cosa faccia .

Ogni mattina io prego la buddhità, termine che nella tradizione buddista che seguo indica il divino dentro di me, il sacro e l’armonia presente nella natura dall’uomo alla montagna.

Prego per ricevere l’aiuto a sostenermi ad essere quello che sono nella mia essenza, quello che di me Osho aveva immediatamente compreso, per ricevere l’aiuto a essere un gelsomino che fiorisce.


TERAPIA

Profumo di sorriso

Forza tranquilla di relazione

Camminare sulla sabbia

Senza lasciare traccia

Emozioni che si liberano

Dalla prigione del passato

Sole che scioglie

La barriera congelata

Della vergogna