giovedì 17 maggio 2012

La fascinazione "perniciosa" dell'energia

Un mio caro amico, che si è laureato in chimica e ha mantenuto una solida mentalità scientifica, mi ha espresso tutti i suoi dubbi quando ho parlato qui dell'energia dei cristalli.

Anche Bateson, eclettico antropologo, psicologo, filosofo e cibernetico, figlio di uno scienziato, ha espresso la sua avversione nei confronti di un uso disinvolto del concetto di energia, dicendo: "Fra tutti gli esempi di grandezze fisiche dotate di magia mentale, la più perniciosa è l'"energia". Questo concetto della fisica quantitativa, un tempo definito con rigore e dotato di dimensioni reali, è diventato, nel pensiero e nelle parole dei miei amici antimaterialisti, il principio esplicativo che si sostituisce a tutti gli altri." (Gregory Bateson & Mary Catherine Bateson Dove gli angeli esitano). Ma ha aggiunto: "ho deciso di vivere a Esalen, nel bel mezzo della contro cultura, con i suoi incantesimi, la sua ricerca astrologica della verità, i suoi riti divinatori, la sua medicina alternativa, le diete, lo yoga e via dicendo. Qui ho amici che mi vogliono bene e a cui voglio bene, e sempre più mi rendo conto che non potrei vivere altrove. I miei colleghi scienziati mi fanno paura e preferisco di gran lunga convivere con lo scetticismo che mi ispira gran parte della contro cultura che con il disgusto e l'orrore disumanizzante che mi ispirano i temi tradizionali e le abitudini di vita occidentali, così trionfanti e così spietati."

La "magia mentale" da cui è avvolto il concetto di energia è indubbio, ma non è detto che ciò debba essere per forza pernicioso. È la stessa "magia mentale" di cui hanno goduto in passato altre idee-forza, che hanno esercitato ed esercitano tuttora una vera e propria fascinazione culturale. Queste idee devono la loro diffusione non al rigore scientifico della loro definizione, ma al loro potenziale metaforico, alla loro presa sull'immaginazione umana, alla loro carica emotiva: direbbe Jung, alla loro connessione con archetipi del nostro inconscio collettivo. Penso a idee come anima, spirito e alla stessa idea di materia, che anche nell'accezione polemica con cui la usano i materialisti deve la sua forza non al suo rigore filosofico o alla sua origine scientifica, ma al suo legame, evidente nell'etimologia, con l'archetipo della Madre.

 I materialisti sanno di essere figli della Dea Madre?

7 commenti:

  1. Io amo i sogni in quanto tali, così cerco di essere un materialista figlio di Gran Madre...
    Voglio fare una ricerca in giro, prima di ribattere a questo tuo bellissimo post, che sicuramente parla a un livello più profondo della semplice realtà fisica... Ogni idea umana è carica di passione 'religiosa', non fanno eccezione gli schieramenti scientifici, e neppure i razionalisti possono porsi per incanto al di sopra delle passioni, pensa a quanta passione animava i giacobini o i comunardi... Quindi mi viene facile pensare che ogni parola che io uso è una parola mitologica, anche quando uso parole come strumenti razionali. Non solo parole filosofiche come materia e energia, ma anche ventitre, anche gravità, sono bestioline dentro di noi...
    Forse questo si può spiegare pensando che anche il materialista ha l'anima? O forse pensando che anche i santi sono animali...
    Rileggo, pondero, cerco qua e là e torno, ciao!

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    1. Caro Yuri, figlio di una Gran Madre, da artista sognatore quale sei, hai colto con precisione lo spirito di questa mia provocazione: ogni parola importante che usiamo ha uno sfondo mitologico ed è questo sfondo che dà vita e spessore alle parole.
      Sicuramente i santi sono anche animali. E se gli animali fossero santi? Per il cattolicesimo in cui siamo cresciuti questa sarebbe un'affermazione scandalosa, per l'induismo è una verità.

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  2. Caro Paolo, io mi ero limitato a trovare curioso che si potesse parlare di emissione di "energia" per descrivere una situazione dove l'origine sembrava essere un ammasso di cristalli di un silicato, in quiete e a temperatura ambiente. Ma questo era dovuto al mio istintivo concetto operativo del termine, che altrimenti è un concetto alquanto indefinito per riferirsi ad una "proprietà intrinseca e misurabile della materia" per indicare "tutto ciò che può essere trasformato in calore". Se usiamo questo termine e altri termini per il "loro potenziale metaforico, alla loro presa sull'immaginazione umana, alla loro carica emotiva"
    è certamente lecito caratterizzare l'origine di una sensazione provata come flusso di "energia". E mi toglie ogni dubbio la tua citazione dei vocaboli come anima e spirito, altrettanto e ancor più indefiniti, ma che per convenzione accettata da tutti esprimono un concetto (che io chiamo coscienza) che rende facilmente ed immediatamente comprensibile una situazione. Credo che sia qualche cosa che ha a che fare con la pragmatica, ma è un campo dove io sono assolutamente impreparato e che non vorrei affrontare….!
    Del resto pensa quale uso (e abuso) si fa del termine tempo! Per tutti può avere un significato particolare. Ed i diversi significati, che emergono dalle differenti situazioni, vengono facilmente e immediatamente accettati. Per il nostro Albert il tempo è "quella cosa che si misura con gli orologi" (e a me questa definizione piace da morire….)
    Forse il cuculo aveva messo il mio uovo di soppiatto nel nido della Dea Madre e nessuno si era accorto di niente …..

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  3. Come promesso, eccomi di ritorno!

    Secondo me da questo bello scambio si possono trarre alcune conclusioni.

    1) PROVE E SUGGESTIONI
    Quando vogliamo condividere la conoscenza, abbiamo bisogno di prove. CI muoviamo in un orizzonte che tende alla scientificità, e quindi cerchiamo delle prove per poter CONDIVIDERE delle conoscenze.
    Se si vuole condividere delle emozioni, invece, le prove non servono, il linguaggio si fa evocativo, allusivo, metaforico.
    La mitologizzazione, la poesia, il parlare comune, sono forme di condivisione emotiva.
    L'unica avvertenza, è di SAPERE che stiamo nell'interiorità, nel mondo interiore, e che non stiamo necessariamente conoscendo IL MONDO REALE.
    Stiamo, in un certo senso, giocando... Sognando?
    E' bello.
    Anzi, è vitale.

    Ma la "pragmatica" è altrettanto importante: è importante saper camminare nel mondo di tutti. Gli strumenti scientifici, il suo linguaggio, il suo metodo, sono un'impalcatura di senso, magari spigolosa e spoglia, ma che dà le maggiori garanzie di CONTROLLARE il funzionamento del "mondo di tutti".

    Ad esempio.
    Gli animali. Tu hai un gatto, io un nugolo di animali in espansione, tre cani, 1 porco nano, e varie altre specie.
    E' bello pensare che siano "santi", una metafora della loro innocenza? E' una parola tua, quindi io la sto interpretando.
    Ma quando si tratta di educarli, per mia esperienza quotidiana, vedo che spiegargli le cose come vedo fare ai miei vicini è del tutto inutile. L'etologia ci dice poche cose, ma tutte verificate, ad esempio l'uso del rinforzo.
    Queste cose funzionano. Sono pragmatiche, meccaniche.
    E funzionano.
    Quello che non possiamo accertare, la loro "santità", fa parte del nostro mondo interiore, lo arricchisce.
    Ma, semplicemente, NON E' DETTO CHE FUNZIONI.

    Quando parliamo, quindi, l'importante è sapere se siamo su un iano interiore o su un piano "pragmatico", dove lo scopo è che qualcosa funzioni. I guai nascono quando confondiamo i due piani e ci aspettiamo che "l'energia" dei cristalli FUNZIONI.
    Funziona come l'oroscopo, fino a prova contraria.
    Ma i cristalli sono belli, su una mensola, e se una persona si sente meglio portandoli al collo, perché no? Al collo portiamo ricordi, simboli... miti.

    Non so se mi sono spiegato... Che ne pensi?

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    1. Dunque, riassumendo: esisterebbero due piani, il mondo interiore, da dove nascono le emozioni e le immagini mitologiche e poetiche, e il mondo reale, dove vale la legge di causa-effetto.
      Siamo sicuri che sia possibile davvero separarli nettamente? Che cosa li unisce?

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  4. Queste mie, Yuri, sono domande alle quali non ho risposta.
    Quello che scrivi sull'innocenza degli animali è molto bello e mi ha toccato ...

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  5. Una prima base per rispondere alle due domande per le quali non ho ancora risposta l'ho trovata in Etty Hillesum:
    "Vivere pienamente verso l'interno, non sacrificare nulla della realtà esterna a beneficio di quella interna, e viceversa".

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